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INDAGINE SULLE ASSEMBLEE 2

 

 a cura di Nicola Martella

 

 

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2. Punto debole caratteristico

 

Secondo la tua analisi e la tua esperienza, qual è

il punto di maggiore fragilità delle Assemblee dei Fratelli?

 

1. I contributi dei lettori 2. La valutazione dei dati 3. Eventuali altri aspetti

 

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1. I contributi dei lettori

 

Abele Longo: Paradossalmente, il punto forte, di cui parlavo nel punto precedente [«il rispetto assoluto insegnato e praticato per la Parola del Signore», N.d.R.], diventa in qualche modo il punto debole del nostro movimento. Questo perché, per applicare fedelmente la Parola, sono necessarie, fra le altre cose, coraggio e una forte dose di concretezza. E queste non sono certamente il nostro forte. Se poi ci aggiungiamo la nostra propensione al tradizionalismo, ecco che il nostro punto debole costituisce spesso, lo dico per esperienza, alla deriva di diverse assemblee. {01-07-2012}

 

Michele Attruia: L’autonomia e l’indipendenza diventa automaticamente, purtroppo, il nostro punto debole. {01-07-2012}

 

Fortuna Fico: Vogliamo parlare della questione della donna? E quel famoso versetto: «Tacciansi le donne nell’adunanza dei santi», di cui molte delle assemblee dei fratelli fanno il loro cavallo di battaglia? {01-07-2012}

 

Pietro Calenzo: Non vedo grosse problematiche, forse il bisogno di una maggiore interazione fra le assemblee. {01-07-2012}

 

Stefano Polchi: Il fatto che l’attaccamento alla Parola si trasformi spessissimo automaticamente in una convinzione di essere i soli «con la Verità in tasca»; e questo impedisce la comunione sia con altre denominazioni, sia fra le assemblee stesse. Infatti, quelle che si ritengono «più sante» e migliori delle altre, non desiderano interazioni né rapporti di alcun tipo. {01-07-2012}

 

Adriano Carmelo Bartolomeo: Il fratello Stefano Polchi parla di conduzione collegiale, ma in realtà in alcune chiese ciò non esiste o esiste per i membri della famiglia dell’anziano, cioè una conduzione familiare come le botteghe. {01-07-2012}

 

Nicola De Serio: Il punto debole è il punto forte. Infatti, proprio la libertà, che fa del movimento la sua forza, è lasciata spesso alla sottomissione della carne, invece che a quello dello spirito. Bisogna anche dire che va riconosciuta la guida degli anziani preposti e sottomettersi a loro come a chi ha da rendere conto a Dio per l’ufficio, a cui è stato chiamato. Tutto questo deve essere pienamente sottomesso al Capo della Chiesa, che è Gesù Cristo. {01-07-2012}
     Ognuno dia secondo la misura della fede, in altre parole secondo il dono o il talento, che si possiede. Agli amministratori si richiede la fedeltà. {03-07-2012}

 

Massimo Galante: Il troppo congregazionalismo (buono e condivisibile) porta, tante volte, a poca comunione tra le varie assemblee. {01-07-2012}

 

Ruben De Finis: La poca o sbagliata condivisione e comunione tra assemblee, sopratutto tra i giovani delle assemblee {01-07-2012}

 

Adriano Carmelo Bartolomeo: Nelle chiese dei Fratelli manca la comunicazione dal pulpito all’assemblea o è solo unilaterale. Chi detiene il pulpito, ha diritto di scelta, gli altri si devono adattare. Forse è meglio una chiesa senza pulpito. Almeno questa è la mia esperienza in due chiese dei fratelli nello stesso paese.

 

Luigi Avella: La libertà, di cui si parlava sopra, è da usare con la dovuta cautela, come fosse un farmaco. Venticinque anni, fa sentivo dire che nelle assemblee le cose non andavano, perché mancavano quei fratelli col dono di tirare le orecchie ai fratelli un po’ disordinati, perché c’era troppa libertà. {01-07-2012}

 

Matteo Ricciotti: Tradizioni, nepotismo, diotrefismo, aspetti secondari che diventano dottrine basilari... {02-07-2012}

 

Adolfo Monnanni: L’eccessiva indipendenza rallenta i rapporti fra le chiese. Dovremmo trovare metodi d’interscambio fra le assemblee. {02-07-2012}

 

Sandro Bertone: Il punto debole è la graduale perdita di alcuni (grazie a Dio, non di tutti) della «sinderesi», della semplice capacità di distinguere il bene dal male in ogni circostanza e in ogni sua manifestazione. La perdita della capacità di discernere. L’abdicazione alla facoltà di usare il buon senno. Lo Spirito Santo chiamato in causa, a volte, a sproposito, ci fa capire che Dio ci ha dato il discernimento, affinché lo possiamo sviluppare e usare e che, come tutte le cose che non si sviluppano e non si usano, s’indeboliscono e muoiono. E del buon senso o della sinderesi, mia nonna diceva che lo deve usare, chi lo ha... {03-07-2012}

 

Matteo Ricciotti: La sinderesi non è un fatto acquisito definitivamente. A volte c’è, altre volte potrebbe venire meno. Per poter discernere il bene dal male, occorre essere continuamente in sintonia con Dio e la sua volontà, altrimenti ciò che oggi discerniamo, domani lo possiamo perdere. Il re Asa c’insegna molto riguardo a questo: 35 anni splendidi, ma poi 6 anni in rovina. {03-07-2012}

 

Stefano Frascaro: Una volta, giovane nella fede, mi chiesero che chiesa frequentavo, e gli dissi appunto «dei Fratelli». Sgranarono gli occhi e mi dissero: ma quei bigotti? Ecco, forse è proprio questo il punto «debole», se poi così lo vogliamo chiamare, il passare per bigotti e intransigenti nei confronti del Vangelo. Ma quando gli chiesi se la sua osservanza del Vangelo poteva risultare un problema, non ottenni risposta. È indubbio che lo studio approfondito della Parola di Dio, che c’è negli incontri, ci porta a una maggiore dimestichezza e, quindi, si riesce a saper cogliere le deviazioni dottrinali, ma si deve fare attenzione a non cadere nella presunzione. {24-11-2014}

 

Vincenzo Russillo: In alcune realtà c’è poca coesione dei giovani, a causa dell’egocentrismo e del nepotismo. Ci vuole maggiore dialogo e ci si deve concentrare sulle giovani risorse. La cura, a mio parere, dovrebbe essere quella di una maggiore partecipazione e di disciplina. Altra problematica è quella dei target, che alcune chiese si creano, per avere maggiore credibilità; infatti, è già stato evidenziato come elementi marginali vengono gonfiati e assunti come elementi di primaria importanza (si veda il calice e i bicchierini, il velo o come ha detto la sorella Fortunata il problema dell’interpretazione del versetto, dove si dice «si tacciano» riferito alle donne). Una fede attiva e capace di una disamina attenta della realtà può essere un buon antidoto contro i «palloni dottrinali», che vengono gonfiati. {24-11-2014}

 

Erika Mucci Toti: C’è ancora molta strada da fare nella cura pastorale, nella consulenza, nell’applicazione della psicologia con la Parola di Dio. È anche vero che non essendoci finanze sufficienti nell’ambiente evangelico italiano, pochi sono realmente preparati per guidare altri a una terapia di guarigione e pochi dunque sono i collaboratori. Non si può difatti aggiungere anche questo agli anziani o comunque a coloro, che già hanno altri compiti. {24-11-2014}

 

Adriano Carmelo Bartolomeo: In alcune chiese dei Fratelli l’ordine del culto è così ferreo, che chi lo infrange, viene rimproverato. Ad esempio, c’è chi è stato ripreso perché ho chiamato un cantico in più, alla fine del culto, perché la regola non scritta prevede un solo cantico. Chiaramente tutto ciò alimenta uno spirito di amarezza. [N.d.R.: Contributo condensato da un testo più ampio e riformulato.]

 

Sebastiano Giambrone: La poca apertura ad altre aggregazioni è un punto debole. {24-11-2014}

 

Anila Sinaj: Secondo la mia esperienza, il punto di maggiore fragilità è la cura pastorale. {14-07-2012}

 

Stefano Frascaro: L’essere chiese libere fa sì che si voglia ostentare questa libertà, non cercando neppure la comunione con le chiese vicine. Forse la mancanza di desiderio di dialogo è uno dei maggiori problemi del movimento dei Fratelli. {12-07-2012}

 

Matteo Armillotta: Un punto debole sono i fratelli disubbidienti. Lo sono i fratelli di altre denominazioni, che vogliono far parte delle assemblee, portandosi dietro le loro convinzioni dottrinali; un esempio su di tutti sono i calvinisti, ma non solo. E, infine, lo sono tutti quei fratelli, che non studiano in modo sistematico la Parola di Dio. {15-07-2012}

 

 

2. La valutazione dei dati

 

Dopo aver avviato il quesito, ho cercato di non intervenire sulle singole asserzioni dei partecipanti, al fine di lasciare libertà e non condizionare le risposte. Ora, faccio una mia valutazione dei dati pervenuti. A ciò aggiungo anche alcune mie valutazioni generali. Ciò non toglie, che anche altri posano aggiungere le loro proprie valutazioni riassuntive. {Nicola Martella}

 

È sorprendente come molti aspetti del «punto forte» diventino, in qualche modo, secondo i lettori, la base per gli elementi, che costituiscono il «punto debole» del movimento dei fratelli. Ho dovuto pensare a un’illustrazione, che renda l’idea: la mole di un guerriero (p.es. Goliat) gli dà potenza sull’aperto campo di battaglia, ma lo rende goffo e ingombrante nella vita normale fra le quattro mura, non sapendo egli come gestirla al chiuso.

     Quando ho aperto la discussione su questo punto, qualcuno mi ha scritto privatamente, affermando: «Caro fratello Nicola, sarebbe meglio parlare di punti di forza; i punti deboli sono ovunque». {S.G.; 01-07-2012} Ecco che cosa mi viene da rispondergli. Nel primo punto abbiamo parlato di punti di forza, nel secondo parliamo dei punti deboli; ciò è necessario per vari motivi. I punti di forza aiutano a capire la propria identità; tuttavia, a volte, fanno cullare o, addirittura, inorgoglire. I punti deboli presentano le questioni, a cui bisogna ancora lavorare, per migliorare; perciò fanno restare umili, vigili e operosi e permettono di fare cambiamenti positivi.

 

     ■ Sacra Scrittura: Si afferma che essa ha, sì, il primato nelle assemblee, ma non sempre si riesce ad applicarla fedelmente e nella concretezza. Ciò ha un paio di motivi: ▪ 1. Molti hanno un approccio dogmatico e non esegetico alla Scrittura; ▪ 2. La «propensione al tradizionalismo» rappresenta un filtro per la corretta interpretazione. Anche qui il consenso fa apparire le cose, a volte, in modo differente da come lo erano veramente al tempo del NT. Per fare un esempio, si veda qui l’accoppiata «Cena del Signore» e «domenica» o l’interpretazione di «rompere il pane» (= in realtà, «prendere un boccone») come sinonimo di celebrazione della Cena del Signore.

 

     ■ Disubbidienza alla Parola: È stato fatto notare che un punto debole sono coloro, che non studiano sistematicamente la Parola e che sono disubbidienti a essa. Tuttavia, ciò vale per ogni tipo di chiesa.

 

     ■ Autonomia o indipendenza?: Sotto la spinta dell’individualismo occidentale, essa è intesa in modo così estremo che ogni comunità diventa un’isola a sé; e ciò vale anche laddove nella stessa città ci sono vari locali di culto, in cui ogni relativa comunità difende la propria indipendenza. Un congregazionalismo esasperato isola le singole chiese. Viene evidenziata la mancanza di dialogo e di comunione con le assemblee vicine. Paolo, se vivesse oggi, sarebbe costretto a scrivere non una sola lettera ai Romani, ma tante lettere quanti locali di culto ci sono in tale città. Anche i partecipanti più moderati vedono il bisogno di una «maggiore interazione fra le assemblee».

 

     ■ Le donne: La partecipazione attiva delle donne alle riunioni e ai culti è variegata. Essa va dall’impossibilità di citare addirittura degli inni, in alcune chiese, o di pregare pubblicamente, a donne che fanno le cosiddette «worship leader» in certe altre chiese, o addirittura distribuiscono i simboli. Una chiesa partecipata rifuggirà da tali estremi e come famiglia di Dio si impegnerà continuamente a trovare un giusto equilibrio, in conformità all’ordine cultuale del NT, interpretando i brani critici nel loro contesto e non usandoli in modo ideologico e strumentale.

 

     ■ Massimalismo: Come è stato evidenziato, una particolare interpretazione della Parola fra alcune frange delle assemblee, le isola dalle altre. A ciò si aggiunga che i massimalisti, sebbene pochi nelle assemblee, sono abbastanza militanti e determinanti e pensano di dover difendere la «tradizione dei Fratelli» e di avere un compito speciale per portare la loro visione dottrinale ed ecclesiale nell’intero movimento.

 

     ■ Intransigenza: Come ha evidenziato un lettore, quelli di fuori vedono alcuni dei Fratelli come bigotti, intransigenti e presuntuosi. Alcuni hanno ribadito il fatto che elementi marginali vengono presentati da alcuni così, come fossero elementi di primaria importanza, ed essi insistono continuamente su di essi.

 

     ■ Libertà o arbitrio?: Viene evidenziato come la libertà, punto forte delle assemblee, possa diventare arbitrio mediante l’individualismo di singoli e di comunità. Ciò riguarda sia l’andamento dei culti, sia l’etica. Il risvolto della medaglia è, in altre assemblee, un forte legalismo. Come è stato evidenziato, il rimedio è localmente una conduzione autorevole, irreprensibile e sottomessa a Cristo. Qualcuno ha suggerito, come soluzione all’arbitrio, il «dono di tirare le orecchie ai disordinati», ossia di saper ammonire da parte del Signore; questo compito spetta specialmente ai conduttori.

 

     ■ Perdita di etica: In passato le assemblee erano conosciute non solo per la «sana dottrina», ma anche per la buona etica. Come è stato evidenziato, c’è una perdita di discernimento morale, di buon senso e di sinderesi. Può succedere che coloro, che oggi si gloriano dei «padri» del movimento dei Fratelli e appaiono come strenui difensori della «tradizione dei Fratelli», possono essere dei nani in morale, se confrontati con i primi.

 

     ■ Dirigismo e nepotismo: Come è stato asserito, in alcune assemblee esiste troppo dirigismo dal pulpito e poca comunicazione fra i credenti. Inoltre, la conduzione diventa una faccenda di famiglia. In certi casi, come è stato evidenziato, l’impegno predominante della famiglia del conduttore sfocia in nepotismo, ossia il conduttore occupa i posti rilevanti della chiesa con i suoi parenti. Penso che un collegio di conduttori possa attenuare tale fenomeno rispetto alla presenza di un solo conduttore.

 

     ■ Cura pastorale: Essa è la Cenerentola di tutte le chiese e non soltanto delle assemblee. I conduttori sono spesso impreparati ad ascoltare chi chiede aiuto, ad analizzare i problemi reali, ad addivenire a una giusta diagnosi del caso e ad intervenire in modo specifico e competente. A ciò si aggiunga che alcuni conduttori non sanno tenere il segreto professionale e, parlando ad altri di ciò che è stato detto nel segreto, perdono la fiducia dei membri della loro chiesa.

 

     ■ Regole e tradizioni: Ambedue sono buone, se servono a dare maggiore libertà di spirito in accordo con le Scritture. Tuttavia, in alcune assemblee vengono tramandate regole, a volte anacronistiche, che rappresentano delle prigioni mentali. Si pensa che esse siano «tradizione dei Fratelli» e che, come tali, corrispondano alla «sana dottrina», ma è soltanto una casuistica rituale e morale costruita da alcuni uomini in corrispondenza della cultura cristianizzata del loro tempo, ossia che attiene a un presunto «ordine di culto» sacralizzato nel tempo o a certi comportamenti in sala e fuori di essa. Preferenze culturali e programmi non possono diventare più importanti delle persone, con cui si è in comunione (cfr. Rm 14). Bisogna confidare di più nell’opera dello Spirito Santo e nella sua potenza rinnovatrice mediante la Parola di Dio; e bisogna anche far valere il discernimento e il buon senso.

     Abbiamo detto che le troppe e, a volte, anacronistiche regole sono un punto debole. D’altro canto lo è pure l’assenza di regole e l’arbitrio soggettivo. A Corinto succedeva proprio come nel secondo caso, visto che Paolo dovette ricordare e ingiungere: «Dio non è un Dio di confusione, ma di pace... ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine» (1 Cor 14,33.40). Tenere in equilibrio le giuste regole e la libertà dello spirito, è un compito importante e mai assolto in modo definitivo.

 

     ■ Dottrine estranee: È stato fatto notare che punti critici nelle singole assemblee sono creati da credenti, che provengono da altri tipi di chiesa e che diventano membri delle chiese dei Fratelli, introducendo dottrine estranee a esse. È stato menzionato il calvinismo, ma si potrebbe parlare anche di altre correnti di pensiero come il carismaticismo e la giudaizzazione.

 

 

3. Eventuali altri aspetti

 

Qui i lettori possono aggiungere altri aspetti non menzionati da altri oppure, se hanno capacità analitica, possono fare le loro valutazioni di quanto già detto sopra.

 

Franco Sellan: Per chi cerca corsi di formazione per consulenti cristiani, ricordo che da più di 10 anni esistono anche in Italia grazie a L’Arca Teen Challenge. {24-11-2014}

 

► URL di origine: http://CFLazio.altervista.org/Pecu/A1-Ind2-2-Punto_debole.htm

03-07-2012; Aggiornamento: 24-11-2014

 

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