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INDAGINE SULLE ASSEMBLEE 2

 

 a cura di Nicola Martella

 

 

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5. Aspetti sono poco considerati

 

Secondo la tua analisi e la tua esperienza, quali temi o aspetti sono poco (o troppo poco) considerati all’interno delle Assemblee dei Fratelli?

 

1. I contributi dei lettori 2. La valutazione dei dati 3. Eventuali altri aspetti

 

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1. I contributi dei lettori

 

Abele Longo: All’interno delle nostre assemblee esiste una preponderante vocazione, a parer mio, di «filosofeggiare» intorno alle verità espresse dalla Parola, senza contestualizzarle adeguatamente alla vita di tutti i giorni. È esattamente questa una delle primissime cose, su cui converrebbe concentrarsi, per evitare di perdere il contatto con la realtà, negando le risposte necessarie alle più svariate problematiche. {12-07-2012}

 

Rosa Battista: È poco considerata la pratica di quel poco o tanto, che si afferma di conoscere! Non il discepolato, che si fa un’ora alla settimana «sulla carta», ma quello che ha fatto Gesù: anni vissuti con i suoi discepoli, 24 ore su 24! {24-11-2014}

 

Fortuna Fico: È poco considerato il praticare l’amore e l’umiltà, che in molti predicano, ma pochi fanno! {24-11-2014}

 

Matteo Ricciotti:Il pentimento, il perdono, la bontà, il relativismo etico... E mi fermo qui. Riguardo al pentimento si afferma: «Cosa ho fatto? Se ho fatto questo, è stato a causa tua. Se non vengo in chiesa, è perché c’è lui (o lei)». Il perdono viene confuso col perdonismo; la bontà con il buonismo; il relativismo etico viene praticato e giustificato, usando passi della Bibbia. {24-11-2014}

 

Massimo Galante: Ci sono pochi messaggi sulla persona e l’opera dello Spirito Santo. {24-11-2014}

 

Stefano Frascaro: Ci sono forse anche pochi messaggi sul ritorno del Signore. {14-07-2012}

 

Michela De Rose: Consacrazione, santificazione, riconciliazione: anche questi sono temi poco ricordati. {14-07-2012}

 

Alessio Rando: Secondo me, si considera troppo poco il senso della Cena del Signore... Si tende troppo a «laicizzarla»! {14-07-2012}

 

Alessio Rando: Si considera poco anche lo Spirito Santo, forse per timore del pentecostalismo. {14-07-2012}

 

Giacomo Del Giudice: Secondo me è poco conosciuto, insegnato, considerato e quasi mai praticato il digiuno. In altre realtà ho visto credenti farlo con un cuore sincero davanti a Dio, e sono certo che ne hanno tratto giovamento. Parlo come uno che non ha mai digiunato. {14-07-2012}

 

 

2. La valutazione dei dati

 

Dopo aver avviato il quesito, ho cercato di non intervenire sulle singole asserzioni dei partecipanti, al fine di lasciare libertà e non condizionare le risposte. Ora, faccio una mia valutazione dei dati pervenuti. A ciò aggiungo anche alcune mie valutazioni generali. Ciò non toglie, che anche altri posano aggiungere le loro proprie valutazioni riassuntive. {Nicola Martella}

 

 

     ■ Teoria e pratica: È stato evidenziato il fatto che esiste un teorizzare sulle verità espresse dalla Parola, ma non sempre viene indicato il modo di applicarle nella quotidianità. Inoltre, esiste un discepolato teorico, limitato alle riunioni, ma manca quello sul campo con la vita, l’esempio e la cura costante.

 

     ■ Devozione: Questa è una conseguenza del punto precedente. Si evidenzia la mancanza della pratica in tema amore e umiltà. A ciò si aggiungono vari deficit devozionali nell’esercizio del pentimento, del perdono, della bontà della consacrazione, della santificazione e della riconciliazione.

     Viene evidenziata anche la scarsa pratica devozionale del digiuno.

 

     ■ Morale: Anche questa è una conseguenza della discrepanza fra teoria e pratica. Si evidenzia il relativismo etico. In tutto ciò, chi è in difetto e non vuol cambiare, si giustifica strumentalizzando a suo favore vari brani della Bibbia (p.es. siamo tutti peccatori; chi è senza peccato, scagli la prima pietra; Dio è amore e perdono).

     Molti anni or sono, durante il «Convegno degli anziani» convinsi i fratelli convenuti a trattare, per l’anno successivo, il tema dell’«etica biblica» nei suoi differenti risvolti pragmatici (coppia, sessualità, famiglia, società, lavoro, diritti civili, ecc.) cosa che fu accettata all’unanimità. Ricordo che fu incaricata la chiesa di Apricena per l’organizzazione, ed essa invitò il fratello Samuele Negri come relatore principale. Non so come, perché, né per iniziativa di chi, ma il tema originale si trasformò in tutt’altro: «La santificazione». Rimasi molto deluso e turbato; e lo scrissi loro pure. Presi atto della non volontà, più che dell’incapacità, di certi esponenti delle Assemblee di confrontarsi con le varie situazioni della vita reale e di affrontare temi così importanti come l’etica biblica, nonostante essa sia di capitale importanza per la salute e le scelte dei credenti e delle chiese. Essi preferiscono temi più innocui come il soggetto, abbastanza ricorrente, della santificazione.

 

     ■ Contingenza trascurata: È stata evidenziata una certa estraneità ai fatti contingenti della realtà, che circonda i credenti, e perciò su varie problematiche concrete viene palesata una certa superficialità o un disinteresse riguardo alle risposte necessarie dei contemporanei e dei credenti stessi.

 

     ■ Pneumatologia: Si evidenzia una scarsa attenzione sulla persona e l’opera dello Spirito Santo. Probabilmente è una reazione all’accentuato pneuma-centrismo di altri ambienti, specialmente quelli pento-carismaticisti. È vero che credenti troppo concentrati su se stessi, dimenticano facilmente la fonte delle energie spirituali: lo Spirito Santo. Tuttavia, non mancano articoli, libri e studi sullo Spirito Santo. Menziono, ad esempio: Renè Pache, La persona e l’opera dello Spirito Santo (cfr. anche il suo «Dizionario Biblico»).

 

     ■ Escatologia: Si evidenzia una scarsa attenzione sul ritorno del Signore. È vero che credenti, che trascurano gli obiettivi (la redenzione finale al ritorno del Signore), si impantanano nella contingenza. Tuttavia, non mancano articoli, libri e studi sul ritorno di Cristo, che era un tema molto attuale durante tutta la storia del movimento dei Fratelli. Erich Sauer ha scritto molto sul ritorno del Signore; si veda in italiano il suo libro «Il trionfo del Cristo crocifisso». Se si vuole, si può annoverare qui anche l’opera doppia edita da me sull’escatologia («Escatologia biblica essenziale» ed «Escatologia fra legittimità e abuso»).

 

     ■ Cena del Signore: Mi ha sorpreso leggere che si considererebbe troppo poco il suo senso e che si tenderebbe troppo a «laicizzarla», cosa misteriosa, che non ho interamente capito. La mia domanda in proposito è rimasta senza risposta. Secondo quanto sperimento in modo ricorrente, visitando le chiese dei Fratelli, in tante di loro si tende a ritualizzarla abbastanza, leggendo sempre gli stessi brani (perlopiù Lc 22 e 1 Cor 11) e praticando sempre le stesse gestualità, e così via. In tutto ciò si ha l’impressione come se per questi fratelli «l’ultima Pasqua» del Signore fosse avvenuta nel tempio di Gerusalemme e non in una sala privata (normalmente la Pasqua avveniva nelle case).

     Mi è stato chiesto: Martella Nicola, che cosa proponi, affinché la cena del Signore non diventi una ripetizione di versetti e di gesti domenicali? Un tuo suggerimento potrebbe essere utile, affinché si onori Dio nelle cose richieste nella sua Parola. {Nicola De Serio; 14-07-2012} Ho risposto: Ho le idee chiare in merito, ma qui questo soggetto sarebbe fuori tema. Lo affronteremo a suo tempo. Intanto si vedano i tanti articoli già esistenti su «Fede controcorrente» sulla «Cena del Signore».

 

 

3. Eventuali altri aspetti

 

Qui i lettori possono aggiungere altri aspetti non menzionati da altri oppure, se hanno capacità analitica, possono fare le loro valutazioni di quanto già detto sopra.

 

Stefano Frascaro: Provocando un pochino Nicola, affermo che forse c’è troppa esegesi e poca eisegesi? In fondo una predicazione deve esortare. È vero che una buona predicazione esegetica arricchisce ed edifica, ma sono pochi i fratelli, che possono permettersi tanto. E troppe volte le predicazioni diventano «studi» presi pari pari da commentari. Allora una buona predicazione eisegetica è più edificante di una predicazione esegetica sbagliata, o noiosa. So che Nicola m’imporrà le mani… ☺ {12-07-2012}

Risposta 1 (Nicola Martella): Stefano Frascaro, evito di rispondere alla tua satira con la satira, non essendo questo il suo luogo deputato. Prendo l’occasione per evidenziare alcune cose sulle questioni da te presentate, che sinceramente non condivido nel modo, che le hai espresse. Ti faccio presente che le predicazioni versettologiche e applicative (piene di allegorie, simboli, tipologie, ecc.) sono quelle più frequenti almeno in diverse chiese locali; in altre ci sono eloquenti insegnanti. Ti faccio anche presente che la locuzione «predicazione eisegetica» non esiste, è un tuo neologismo. E questo tanto più che «eisegesi» significa «proiezione interpretativa», ossia di ciò che il soggettivismo e l’arbitrio suggeriscono; così sono nate tante false dottrine e tanti falsi maestri. Di ciò le assemblee non hanno proprio bisogno.

     Ora, prendo l’occasione per il seguente excursus. Esistono soprattutto due tipi di esposizioni: quella tematica e quella esplicativa (testo nel contesto). Poi, riguardo al modo di trattare il testo, ci sono due tipi di approcci: quello interpretativo (seguita infine dalle possibili applicazioni) e quello applicativo (che usa il testo solo come pretesto per altro). Inoltre esistono due intenzioni, che corrispondono a due differenti funzioni ministeriali: l’insegnamento (autorevole e fondato, mira all’istruzione) e la proclamazione (gr. profeteia; mira all’esortazione, all’edificazione, ecc.). Ambedue devono basarsi sul fatto che la Parola della verità debba essere tagliata rettamente.

     Faccio anche presente, per amore di verità, che nel NT il termine «predicazione» è usato, in genere, solo come sinonimo di annuncio dell’Evangelo (diretto agli increduli) e, quindi, mai per il sermone (o messaggio) rivolto ai credenti. {12-07-2012}

 

Osservazioni (Antonio Capasso): Allacciandomi a quanto detto da Frascaro, ci vogliono i dottori, ma anche i profeti (Atti 13,1). {12-07-2012}

Risposta 2 (Nicola Martella): Antonio Capasso, ho appena detto che nel NT le funzioni ministeriali della Parola sono due: insegnati e proclamatori.

     Tuttavia, in Atti 13,1 le cinque persone menzionate sono allo stesso tempo ambedue, senza distinzione. Tali fratelli sapevano sia insegnare con autorità, sia esortare paternamente.

 

► URL di origine: http://CFLazio.altervista.org/Pecu/A1-Ind2-5-Poco_considerati.htm

03-07-2012; Aggiornamento: 24-11-2014

 

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