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Matteo Ricciotti:Il pentimento, il perdono,
la bontà, il relativismo etico... E mi fermo qui. Riguardo al pentimento
si afferma: «Cosa ho fatto? Se ho fatto questo, è stato a causa tua. Se non
vengo in chiesa, è perché c’è lui (o lei)». Il perdono viene confuso col
perdonismo; la bontà con il buonismo; il relativismo etico viene
praticato e giustificato, usando passi della Bibbia. {24-11-2014}
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Massimo Galante: Ci sono pochi messaggi sulla
persona e l’opera dello Spirito Santo. {24-11-2014}
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Stefano Frascaro: Ci sono forse anche pochi messaggi sul
ritorno del Signore. {14-07-2012}
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Michela De Rose: Consacrazione,
santificazione, riconciliazione: anche questi sono temi poco
ricordati. {14-07-2012}
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Alessio Rando: Secondo me, si considera troppo poco il senso della
Cena del Signore... Si tende troppo a «laicizzarla»! {14-07-2012}
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Alessio Rando: Si considera poco anche lo
Spirito Santo, forse per timore del pentecostalismo. {14-07-2012}
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Giacomo Del Giudice: Secondo me è poco
conosciuto, insegnato, considerato e quasi mai praticato il digiuno. In
altre realtà ho visto credenti farlo con un cuore sincero davanti a Dio, e sono
certo che ne hanno tratto giovamento. Parlo come uno che non ha mai digiunato.
{14-07-2012}
2. La valutazione dei dati
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Dopo aver avviato il quesito, ho cercato di non intervenire sulle singole
asserzioni dei partecipanti, al fine di lasciare libertà e non condizionare le
risposte. Ora, faccio una mia valutazione dei dati pervenuti. A ciò aggiungo
anche alcune mie valutazioni generali. Ciò non
toglie, che anche altri posano aggiungere le loro proprie valutazioni
riassuntive. {Nicola Martella}
■ Teoria e
pratica: È stato evidenziato il fatto che esiste un teorizzare sulle
verità espresse dalla Parola, ma non sempre viene indicato il modo di
applicarle nella quotidianità. Inoltre, esiste un discepolato
teorico, limitato alle riunioni, ma manca quello sul campo con la vita,
l’esempio e la cura costante.
■ Devozione:
Questa è una conseguenza del punto precedente. Si evidenzia la mancanza della
pratica in tema amore e umiltà. A ciò si aggiungono vari
deficit devozionali nell’esercizio del pentimento, del perdono, della bontà
della consacrazione, della santificazione e della riconciliazione.
Viene
evidenziata anche la scarsa pratica devozionale del digiuno.
■ Morale:
Anche questa è una conseguenza della discrepanza fra teoria e pratica. Si
evidenzia il relativismo etico. In tutto ciò, chi è in difetto e non vuol
cambiare, si giustifica strumentalizzando a suo favore vari brani della
Bibbia (p.es. siamo tutti peccatori; chi è senza peccato, scagli la prima
pietra; Dio è amore e perdono).
Molti anni or
sono, durante il «Convegno degli anziani» convinsi i fratelli convenuti a
trattare, per l’anno successivo, il tema dell’«etica biblica» nei suoi
differenti risvolti pragmatici (coppia, sessualità, famiglia, società, lavoro,
diritti civili, ecc.) cosa che fu accettata all’unanimità. Ricordo che fu
incaricata la chiesa di Apricena per l’organizzazione, ed essa invitò il
fratello Samuele Negri come relatore principale. Non so come, perché, né per
iniziativa di chi, ma il tema originale si trasformò in tutt’altro: «La
santificazione». Rimasi molto deluso e turbato; e lo scrissi loro pure. Presi
atto della non volontà, più che dell’incapacità, di certi esponenti delle
Assemblee di confrontarsi con le varie situazioni della vita reale e di
affrontare temi così importanti come l’etica biblica, nonostante essa sia di
capitale importanza per la salute e le scelte dei credenti e delle chiese. Essi
preferiscono temi più innocui come il soggetto, abbastanza ricorrente,
della santificazione.
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Contingenza trascurata: È stata evidenziata una certa estraneità ai
fatti contingenti della realtà, che circonda i credenti, e perciò su varie
problematiche concrete viene palesata una certa superficialità o un
disinteresse riguardo alle risposte necessarie dei contemporanei e dei
credenti stessi.
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Pneumatologia: Si evidenzia una scarsa attenzione sulla persona e l’opera
dello Spirito Santo. Probabilmente è una reazione all’accentuato
pneuma-centrismo di altri ambienti, specialmente quelli pento-carismaticisti. È
vero che credenti troppo concentrati su se stessi, dimenticano facilmente
la fonte delle energie spirituali: lo Spirito Santo. Tuttavia, non mancano
articoli, libri e studi sullo Spirito Santo. Menziono, ad esempio: Renè Pache,
La persona e l’opera dello Spirito Santo (cfr. anche il suo «Dizionario
Biblico»).
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Escatologia: Si evidenzia una scarsa attenzione sul ritorno del Signore.
È vero che credenti, che trascurano gli obiettivi (la redenzione finale al
ritorno del Signore), si impantanano nella contingenza. Tuttavia, non
mancano articoli, libri e studi sul ritorno di Cristo, che era un tema molto
attuale durante tutta la storia del movimento dei Fratelli. Erich Sauer ha
scritto molto sul ritorno del Signore; si veda in italiano il suo libro «Il
trionfo del Cristo crocifisso». Se si vuole, si può annoverare qui anche l’opera
doppia edita da me sull’escatologia
(«Escatologia biblica essenziale» ed «Escatologia fra legittimità e abuso»).
■ Cena del
Signore: Mi ha sorpreso leggere che si considererebbe troppo poco il suo
senso e che si tenderebbe troppo a «laicizzarla», cosa misteriosa,
che non ho interamente capito. La mia domanda in proposito è rimasta senza
risposta. Secondo quanto sperimento in modo ricorrente, visitando le chiese dei
Fratelli, in tante di loro si tende a ritualizzarla abbastanza, leggendo
sempre gli stessi brani (perlopiù Lc 22 e 1 Cor 11) e praticando sempre
le stesse gestualità, e così via. In tutto ciò si ha l’impressione come
se per questi fratelli «l’ultima Pasqua» del Signore fosse avvenuta nel tempio
di Gerusalemme e non in una sala privata (normalmente la Pasqua avveniva nelle
case).
Mi è stato
chiesto: Martella Nicola, che cosa proponi, affinché la cena del Signore
non diventi una ripetizione di versetti e di gesti domenicali? Un tuo
suggerimento potrebbe essere utile, affinché si onori Dio nelle cose
richieste nella sua Parola. {Nicola De Serio; 14-07-2012} Ho risposto: Ho le
idee chiare in merito, ma qui questo soggetto sarebbe fuori tema. Lo
affronteremo a suo tempo. Intanto si vedano i tanti articoli già esistenti su
«Fede controcorrente» sulla «Cena
del Signore».
3. Eventuali altri aspetti
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Stefano Frascaro: Provocando un pochino
Nicola, affermo che forse c’è troppa esegesi e poca eisegesi? In
fondo una predicazione deve esortare. È vero che una buona predicazione
esegetica arricchisce ed edifica, ma sono pochi i fratelli, che possono
permettersi tanto. E troppe volte le predicazioni diventano «studi» presi pari
pari da commentari. Allora una buona predicazione eisegetica è più
edificante di una predicazione esegetica sbagliata, o noiosa. So che Nicola
m’imporrà le mani… ☺ {12-07-2012}
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Risposta 1 (Nicola Martella): Stefano Frascaro, evito di rispondere alla tua satira con la satira, non
essendo questo il suo luogo deputato. Prendo l’occasione per evidenziare alcune
cose sulle questioni da te presentate, che sinceramente non condivido nel modo,
che le hai espresse. Ti faccio presente che le predicazioni versettologiche
e applicative (piene di allegorie, simboli, tipologie, ecc.) sono quelle più
frequenti almeno in diverse chiese locali; in altre ci sono eloquenti
insegnanti. Ti faccio anche presente che la locuzione «predicazione
eisegetica» non esiste, è un tuo neologismo. E questo tanto più che «eisegesi»
significa «proiezione interpretativa», ossia di ciò che il soggettivismo e
l’arbitrio suggeriscono; così sono nate tante false dottrine e tanti
falsi maestri. Di ciò le assemblee non hanno proprio bisogno.
Ora, prendo l’occasione per il seguente excursus.
Esistono soprattutto due tipi di esposizioni: quella tematica e quella
esplicativa (testo nel contesto). Poi, riguardo al modo di trattare il testo, ci
sono due tipi di approcci: quello interpretativo (seguita infine dalle
possibili applicazioni) e quello applicativo (che usa il testo solo come
pretesto per altro). Inoltre esistono due intenzioni, che corrispondono a
due differenti funzioni ministeriali: l’insegnamento (autorevole e fondato, mira
all’istruzione) e la proclamazione (gr. profeteia; mira all’esortazione,
all’edificazione, ecc.). Ambedue devono basarsi sul fatto che la Parola della
verità debba essere tagliata rettamente.
Faccio anche presente, per amore di verità, che nel NT
il termine «predicazione» è usato, in genere, solo come sinonimo di
annuncio dell’Evangelo (diretto agli increduli) e, quindi, mai per il sermone (o
messaggio) rivolto ai credenti. {12-07-2012}